La mensa scolastica si conferma uno degli ultimi baluardi quotidiani di salute e giustizia sociale. È quanto emerge dai dati della Fondazione Ecosistemi, partner scientifico del progetto europeo SchoolFood4Change (SF4C) che ha analizzato il ruolo delle mense in 12 Paesi e 19 regioni europee, con un focus particolare sull’Italia e sulle città di Roma, Milano e Nuoro.
In Europa, la povertà alimentare ha cambiato volto: non si misura più solo in calorie insufficienti, ma sempre più in carenze nutrizionali. L’eccesso di cibo ultra-processato e povero di nutrienti sta generando una nuova forma di malnutrizione, spesso invisibile ma pericolosa, che colpisce soprattutto i bambini delle famiglie a basso reddito.
Secondo questo studio, l’adozione di ingredienti stagionali nelle mense scolastiche, come previsto dai Criteri Ambientali Minimi (CAM), può portare a significative riduzioni delle emissioni di CO₂. Ad esempio, grazie all’applicazione dei CAM si stima che una città come Roma risparmi circa 2.000 tonnellate di CO₂ all’anno grazie all’utilizzo di prodotti stagionali, mentre l’adozione di alimenti biologici consente una riduzione di ulteriori 21.000 tonnellate.
Ma i numeri più urgenti riguardano la salute: secondo l’OMS (2024), il 25% dei bambini europei tra i 7 e i 9 anni è in sovrappeso o obeso, con picchi in Italia, Grecia e Cipro. A incidere non è solo l’accesso al cibo, ma la sua qualità: la povertà alimentare oggi significa soprattutto assenza di nutrienti, non di calorie.
Mensa scolastica come presidio di salute
Le mense scolastiche, se ben progettate, possono fornire un pasto sano, equilibrato e sostenibile ogni giorno, contribuendo a contrastare malattie croniche come obesità, diabete e disturbi cardiovascolari sin dall’infanzia. La Commissione EAT-Lancet stima che una dieta prevalentemente vegetale potrebbe prevenire fino a 11 milioni di morti premature ogni anno, grazie alla riduzione di malattie non trasmissibili legate alla dieta.
Nel progetto SF4C, città come Malmö (Svezia) dimostrano che un’elevata qualità è possibile: pasti gratuiti per tutti, 89% degli ingredienti biologici e un’impronta di CO₂ fortemente ridotta grazie all’incremento di piatti vegetali. Anche Tallinn (Estonia) offre un pasto caldo gratuito per ogni studente, coperto interamente da Stato e Comune.
All’opposto, in Paesi come Belgio e Ungheria, il servizio mensa è lasciato alla discrezionalità delle singole scuole, generando forti disparità di accesso e qualità.
Modello italiano: pionieri della sostenibilità, ma con forti disuguaglianze
L’Italia si distingue in Europa per l’obbligatorietà dei CAM nella ristorazione pubblica – come per tutte le gare di appalto pubbliche- un unicum normativo che rende vincolanti criteri minimi di sostenibilità ambientale e qualità nutrizionale. Tali criteri stabiliscono, tra l’altro, che almeno il 50% di frutta, verdura, legumi e cereali serviti debba essere biologico e di stagione. Un obbligo che ha reso il modello italiano un riferimento internazionale. Per questo le mense scolastiche sono uno strumento essenziale contro la povertà alimentare, soprattutto per i bambini provenienti da famiglie a basso reddito, i cui pasti a scuola possono rappresentare l’unica fonte giornaliera di frutta, verdura e proteine di qualità. Il progetto SF4C, attraverso l’analisi ambientale e nutrizionale delle mense italiane, ha rilevato punti di forza significativi: porzioni abbondanti e varie di frutta e verdura di stagione, un buon apporto di carboidrati e proteine. In questo contesto, alcune città italiane hanno costruito modelli di riferimento, capaci di coniugare eccellenza nutrizionale, impatto ambientale ridotto e accessibilità sociale.
Tuttavia, essendo la refezione scolastica gestita a livello comunale, esiste una forte eterogeneità nei modelli organizzativi, nella qualità dei menu, nell’accesso e nella sostenibilità. Secondo Save the Children, solo il 55,2% degli alunni della scuola primaria usufruisce del servizio mensa, con punte superiori all’80% in Toscana e Piemonte, e crolli sotto il 20% in regioni come Sicilia, Campania e Puglia.
Roma, meno carne, più ambiente
La Capitale, con oltre 145.000 pasti serviti al giorno, è uno dei casi più significativi a livello europeo. Il Comune ha introdotto un “menù green” completamente vegetale una volta al mese, in linea con le Linee guida per la ristorazione scolastica e con i CAM. Secondo la Fondazione Ecosistemi, se Roma estendesse il menù vegetale a due volte al mese, si arriverebbe a una riduzione di 130.000 tonnellate di CO₂ all’anno: circa 4 kg di emissioni evitate per ogni pasto servito.
Ma la sostenibilità non è solo nei piatti. Grazie all’utilizzo sistematico di prodotti di stagione, si stima un risparmio annuo di 2.000 tonnellate di CO₂, mentre l’uso di ingredienti biologici certificati permette di evitare altre 21.000 tonnellate di emissioni climalteranti. Un impegno ambientale che si unisce a quello educativo: le scuole romane partecipano sempre più a percorsi didattici sull’alimentazione consapevole, con laboratori su biodiversità, spreco alimentare e dieta mediterranea.
Milano: l’eccellenza pubblica della ristorazione scolastica
Nel capoluogo lombardo, Milano Ristorazione, società in-house del Comune, serve ogni giorno oltre 83.000 pasti, con un’offerta nutrizionalmente equilibrata e ambientalmente sostenibile. I menù sono stagionali, con elevata presenza di prodotti biologici e a filiera corta, e prevedono opzioni vegetariane e vegane giornaliere, senza bisogno di certificazione medica.
La trasparenza è uno dei punti di forza: gli ingredienti sono tracciabili, i fornitori selezionati secondo criteri ambientali e sociali, e le famiglie sono coinvolte nel monitoraggio. L’adesione al programma internazionale Cool Food Pledge ha portato Milano a ridurre del 34% le emissioni legate ai pasti scolastici tra il 2015 e il 2022, secondo il World Resources Institute.
Oltre alla qualità del cibo, il servizio promuove stili di vita sostenibili: stoviglie riutilizzabili, riduzione degli sprechi, lotta al packaging in plastica. Milano dimostra che una ristorazione scolastica pubblica può essere al tempo stesso efficiente, inclusiva e trasformativa.
Nuoro, piccole cucine, grande impatto: eccellenza nel cuore della Sardegna
Anche in territori meno urbanizzati come Nuoro, la mensa può diventare un volano per la filiera agroalimentare locale e per il benessere dei bambini. In Sardegna, il Comune di Nuoro gestisce la preparazione dei pasti in cucine interne ai nidi, con distribuzione alle scuole primarie. Il menù è attento alla stagionalità, include prodotti tipici DOP/IGP, valorizza la filiera corta e rispetta le esigenze nutrizionali infantili.
Dai dati analizzati da SchoolFood4Change, emerge un’offerta equilibrata in termini di frutta, verdura e carboidrati, ma con un apporto di carne superiore rispetto alle raccomandazioni internazionali. Un eccesso che potrebbe essere corretto con maggiore integrazione di proteine vegetali, senza sacrificare gusto o tradizione. Anche qui, la mensa non è solo cibo, ma strumento educativo e culturale, capace di riconnettere i bambini al territorio e alle proprie radici alimentari.
Educazione alimentare e clima: i numeri della transizione
Le mense scolastiche possono diventare veri laboratori di sostenibilità. A Roma, l’introduzione di un “menù green” 100% vegetale una volta al mese ha già generato benefici ambientali concreti. Se adottato due volte al mese, come calcolato da Fondazione Ecosistemi, si risparmierebbero oltre 130.000 tonnellate di CO₂ all’anno – l’equivalente di 4 kg per pasto servito.
L’adozione di carne proveniente da pascolo naturale potrebbe ridurre fino all’80% delle emissioni rispetto alla carne da allevamento intensivo, migliorando al contempo il profilo nutrizionale degli alimenti. Anche la stagionalità e il biologico non sono semplici “etichette”: seguire i cicli naturali e ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici è fondamentale per una dieta sana e a basso impatto.
Un diritto da rendere effettivo in tutta Europa
Nel 2021, l’UE ha istituito la European Child Guarantee, riconoscendo il diritto di ogni bambino vulnerabile ad almeno un pasto sano al giorno. Ma oggi non esiste ancora uno standard minimo europeo vincolante. Le mense scolastiche non sono un servizio accessorio. Sono una leva strutturale per il cambiamento dei sistemi alimentari locali, uno strumento quotidiano di salute pubblica, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. Ma affinché questo potenziale si realizzi appieno, è urgente garantire accesso universale, standard qualitativi vincolanti e strumenti di monitoraggio condivisi a livello europeo.
“La mensa scolastica non è un lusso, ma un diritto fondamentale e un investimento strategico- sottolinea Sabina Nicolella, Responsabile progetti e relazioni internazionali di Fondazione Ecosistemi – Può ridurre le disuguaglianze, migliorare la salute pubblica, stimolare economie locali sostenibili e contribuire alla transizione ecologica. L’Italia, con le esperienze di Roma, Milano e Nuoro, dimostra che un sistema pubblico efficiente, sano e sostenibile è possibile. Ora è il momento di estendere queste buone pratiche a tutto il territorio nazionale ed europeo. Serve una strategia europea vincolante che imponga standard minimi su qualità, sostenibilità, accesso e trasparenza. Ogni bambino d’Europa ha diritto a un pasto che non solo lo nutra, ma lo rispetti come persona e come cittadino del pianeta”.