Roberto Cingolani e la sfida per la transizione ecologica

17 Febbraio 2021

Roberto Cingolani,  ministro del neonato Ministero per la Transizione ecologica, sarà un pivot dell’azione politica del nuovo esecutivo, nell’ambito del Comitato Interministeriale per il coordinamento delle attività concernenti la transizione ecologica. Dovrà dare sostanza alle parole di Mario Draghi, per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo – riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e neutralità carbonica al 2050 –  orientare alla sostenibilità l’azione concreta, appalti pubblici e investimenti in primo luogo, della Pubblica Amministrazione e il sistema finanziario, per scoraggiare gli investimenti in attività in-sostenibili.

Oltre 200 miliardi di euro che dovremo conquistarci presentando entro aprile il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ai temi dello sviluppo sostenibile dovrà destinare il 37% degli oltre 200 miliardi a disposizione dell’Italia a misure contro il cambiamento climatico. Una proposta chiara e convincente, fatta di progetti credibili e di riforme, misure che diano allo sviluppo sostenibile e alla conversione ecologica dell’economia un ruolo centrale, non più rinviabile.

Un’impresa ardua, epocale, che necessita di uno sguardo di lungo periodo ed europeo e che sarà possibile solo con l’impegno, la determinazione e una visione comune di cittadinanza planetaria.

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Roma compie un passo decisivo nella lotta al cambiamento climatico. Con la presentazione ufficiale del Climate City Contract, la Capitale definisce il proprio Piano Clima — un programma che mette nero su bianco strategie, investimenti e impegni per ridurre drasticamente le emissioni e accelerare la transizione ecologica. Si tratta di un documento riconosciuto dalla Commissione europea. Al centro: 16 miliardi di investimenti, sette ambiti strategici d’azione e il coinvolgimento di 80 stakeholder tra istituzioni, imprese, enti di ricerca e società civile.

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Il Green Deal europeo indica la rotta, ma trasformare gli obiettivi in azioni è la vera sfida. Il Rapporto ASviS 2025 lo conferma: l’Italia rallenta su povertà, disuguaglianze, ecosistemi e qualità delle istituzioni. Crescono invece economia circolare e uso efficiente delle risorse.
In questo scenario, il Green Public Procurement (GPP), la formazione e la capacità amministrativa diventano fattori decisivi per dare sostanza alla transizione ecologica.

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L’Europa non può permettersi passi indietro sulla transizione ecologica. A Roma, all’Europa Experience – David Sassoli, politica, istituzioni, imprese e società civile hanno rilanciato l’urgenza di rafforzare il Green Deal e di integrare la revisione della Direttiva Appalti con criteri vincolanti, sostenuti dalla proposta BESA – Buy European and Sustainable Act. Un appello forte all’unità europea, in un momento in cui si intrecciano tensioni geopolitiche e scelte industriali decisive, e un messaggio chiaro: la spesa pubblica può e deve diventare una leva per il clima, il lavoro e la competitività europea.