Nel settore pubblico italiano cresce l’impegno verso gli acquisti verdi: il Green Public Procurement e l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) stanno guadagnando terreno, anche se non rappresentano ancora uno standard consolidato. A conferma di questa evoluzione, l’indice di performance calcolato su 137 stazioni appaltanti – tra cui 12 centrali di committenza regionali, 85 enti gestori di aree naturali protette, 32 ASL e otto città metropolitane – raggiunge nel 2025 una media del 71%, tenendo conto sia dell’applicazione dei CAM nei bandi di gara 2024 sia dell’adozione di politiche capaci di ampliare la portata e l’impatto del green procurement, con le centrali di committenza regionali in testa (90%) e le ASL e gli enti gestori di aree protette in coda (entrambi al 57%).
A offrire una fotografia aggiornata dello stato del Green Public Procurement in Italia è l’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, che nella seconda giornata del XIX Forum Compraverde Buygreen ha presentato l’ottavo rapporto sul tema, all’interno della cornice del WeGil di Roma, durante una due giorni intitolata “L’Europa forte è l’Europa del Green Deal: competitiva, rispettosa, indipendente”.
L’analisi del campione delle stazioni appaltanti pubbliche, condotta attraverso un monitoraggio civico basato su una survey, evidenzia una crescente attenzione e un maggiore utilizzo dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) nei bandi di gara 2024. Tuttavia, si configurano alcuni nodi critici: il 50% degli enti segnala la mancanza di una formazione adeguata sul GPP, mentre il 48,5% indica la difficoltà nella stesura dei bandi come uno degli ostacoli principali all’applicazione efficace del green procurement.
Le percentuali relative all’applicazione di alcune politiche a supporto dell’attuazione del GPP nelle pubbliche amministrazioni analizzate si attestano tutte intorno al 60%: la formazione raggiunge il 60%, l’integrazione dei criteri sociali il 62%, mentre il gender procurement si attesta al 66%. Persistono comunque alcune criticità legate a politiche fondamentali ma ancora poco diffuse. Tra queste, l’istituzione del referente per gli acquisti verdi, introdotto per la prima volta nell’indagine di quest’anno, è prevista solo dal 16,5% dei soggetti aggregatori del campione. Anche il monitoraggio degli acquisti sostenibili risulta ancora limitato, essendo attuato solo dal 32% delle amministrazioni coinvolte.
Buone pratiche nell’applicazione del GPP. Entrando nel dettaglio delle singole stazioni appaltanti analizzate, emergono alcune realtà che si distinguono per performance particolarmente efficaci, fungendo da veri e propri aggregatori di buone pratiche. Le centrali di committenza regionali si distinguono non solo per il più elevato tasso medio di applicazione del GPP tra tutte le stazioni appaltanti analizzate, ma anche per l’ampia adozione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM): 10 dei 12 criteri considerati per questa categoria risultano infatti diffusamente applicati. Un dato significativo relativo alle aree naturali protette riguarda le performance più elevate nell’applicazione del GPP — comprese tra l’80% e il 100% — registrate proprio nelle realtà in cui è presente la figura del referente per il GPP. Questo evidenzia quanto la presenza di un responsabile dedicato agli acquisti verdi sia determinante per una piena ed efficace implementazione delle politiche di sostenibilità. Positive anche le evidenze emerse dall’analisi di un primo campione di comuni, rappresentato da otto comuni metropolitane, che registrano un tasso medio complessivo di applicazione del GPP pari al 79%. In particolare, città come Milano, Torino, Napoli, Bari e Roma si distinguono con performance medie comprese tra il 90% e il 100%. Elevati anche i livelli di conoscenza degli acquisti verdi pubblici, così come l’applicazione dei criteri sociali e del gender procurement, che raggiungono tutti una quota dell’88%. Degna di nota anche la diffusione delle politiche di formazione rivolte a tecnici e funzionari coinvolti negli acquisti verdi, con un tasso di applicazione del 75%. Infine, tra le 32 ASL analizzate, si segnala l’alta applicazione dei CAM nei bandi 2024 relativi a diversi settori: stampa (70%), edilizia (81%), veicoli su strada (77%), ristorazione e derrate alimentari (75%) e servizio di “lavanolo (77%).
“Nel contesto del Green Deal europeo, il GPP è uno strumento importante per orientare le scelte pubbliche verso la sostenibilità e contribuire alla transizione ecologica – dichiara Andrea Minutolo, responsabile dell’ufficio scientifico Legambiente – “Alcune amministrazioni hanno già avviato esperienze significative, dimostrando che efficienza e attenzione all’ambiente possono andare di pari passo. Questi esempi rappresentano un punto di partenza utile per diffondere una cultura della sostenibilità nella pubblica amministrazione e migliorare gradualmente le performance del sistema pubblico”.
“L’Italia è ancora oggi tra i Paesi leader nelle politiche di Green Public Procurement (GPP), grazie all’obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), alla loro revisione continua e all’adozione di 21 categorie settoriali, dall’edilizia alla ristorazione sostenibile. – così Silvano Falocco, direttore di Fondazione Ecosistemi– Tuttavia, resta un divario tra le norme e la loro piena applicazione. Ogni anno oltre 280 miliardi di euro di spesa pubblica potrebbero essere orientati in modo più efficace verso obiettivi ambientali e sociali. Per riuscirci, servono investimenti concreti in formazione, competenze e capacità amministrativa. Il GPP deve diventare un modello di amministrazione responsabile, capace di coniugare tutela ambientale, diritti e sviluppo economico.
Tra le azioni ritenute prioritarie dall’Osservatorio Appalti Verdi per rafforzare l’attuazione del Green Public Procurement nella PA, spicca la designazione di un referente dedicato agli acquisti verdi. Si tratta di una figura chiave, in grado di affrontare la complessità trasversale del GPP e assicurare un’applicazione coerente e sistematica dei Criteri Ambientali Minimi. Ugualmente importante è l’introduzione di strumenti efficaci per il monitoraggio degli acquisti sostenibili, un ambito che si conferma tra i più critici nelle stazioni appaltanti analizzate. Infine, l’Osservatorio sottolinea l’importanza di investire nella formazione continua del personale, affinché i principi del GPP e dei CAM siano compresi e applicati correttamente, contribuendo così a superare le difficoltà più diffuse, in particolare nella redazione dei bandi di gara.