Italia in ritardo sulla sostenibilità. ASviS: servono scelte concrete, formazione e appalti verdi come leve per il cambiamento

22 Ottobre 2025

Il Rapporto 2025 segnala arretramenti su povertà, ecosistemi e governance. Il Green Public Procurement, con il 17% del PIL europeo in gioco, diventa una leva strategica. Ma senza competenze e capacità amministrativa la transizione rischia di restare incompiuta.

 

L’Italia non è in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. È quanto emerge dal Rapporto ASviS 2025, che fotografa un arretramento in sei Obiettivi su diciassette, tra cui povertà, agricoltura sostenibile, disuguaglianze, tutela degli ecosistemi, pace e qualità delle istituzioni.

In miglioramento solo economia circolare e uso efficiente delle risorse. Anche nell’Unione europea, nonostante l’avanzamento di energie rinnovabili, innovazione e riduzione delle emissioni, peggiorano biodiversità, disuguaglianze e cooperazione internazionale. A livello globale, solo il 18% dei target sarà raggiunto entro il 2030.

Il Rapporto sottolinea che la sostenibilità non può essere affidata a misure episodiche o logiche emergenziali. Deve entrare stabilmente nei bilanci pubblici, nelle politiche industriali, nella pianificazione territoriale e nella spesa pubblica. Ed è proprio questa, secondo ASviS, la leva più immediata e concreta: gli appalti pubblici.

Con oltre il 17% del PIL europeo legato alla domanda pubblica, il Green Public Procurement rappresenta uno strumento strategico per orientare il mercato verso innovazione, riduzione degli impatti ambientali e filiere responsabili. Ma perché gli appalti verdi funzionino davvero servono competenze, amministrazioni formate, criteri ambientali applicati con coerenza e investimenti nel capitale umano.

Senza capacità amministrativa, la transizione ecologica rischia di fermarsi a metà: le risorse del PNRR e le norme del Green Deal possono produrre effetti solo se accompagnate da professionalità tecniche, monitoraggio, condivisione di buone pratiche e cooperazione tra istituzioni, imprese, ricerca e società civile.

Cosa significa per chi lavora nella PA, nelle imprese e negli appalti pubblici

Il messaggio è chiaro: la transizione ecologica non dipende solo dalle leggi, ma dalla capacità di applicarle. Per chi lavora nella pubblica amministrazione, nelle imprese e nei settori collegati agli appalti, significa tre cose:

  • Il GPP non è più una buona pratica, ma una responsabilità economica e politica. Con gli acquisti pubblici che pesano per oltre il 17% del PIL europeo, ogni gara può orientare il mercato verso soluzioni sostenibili o mantenerlo fermo al passato.
  • Servono competenze. Conoscere CAM, DNSH, criteri ambientali e sociali, PEF, finanza sostenibile: senza formazione e capacità tecnica, la transizione resta sulla carta.
  • La sostenibilità è collaborazione. Nessun ente o impresa può farcela da sola. ASviS lo dice chiaramente: reti, partenariati e scambio di soluzioni sono parte della strategia, non un dettaglio.

Consulta il rapporto completo QUI.

Social media

News

COP30 a Belém: cosa aspettarsi dalla conferenza sul clima

COP30 a Belém: cosa aspettarsi dalla conferenza sul clima

Dal 10 al 21 novembre, Belém, in Brasile, ospita la COP30, la trentesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul clima, a dieci anni dall’Accordo di Parigi. L’appuntamento arriva in un momento segnato da eventi climatici estremi sempre più frequenti e da crescenti tensioni geopolitiche, che rendono più complesso trovare intese su nuovi impegni condivisi. L’edizione di quest’anno accende i riflettori sull’Amazzonia, sulla finanza climatica e sulla capacità reale di tradurre gli obiettivi globali in politiche territoriali e urbane.

Roma presenta il Piano Clima: 16 miliardi per ridurre le emissioni e diventare città carbon neutral

Roma presenta il Piano Clima: 16 miliardi per ridurre le emissioni e diventare città carbon neutral

Roma compie un passo decisivo nella lotta al cambiamento climatico. Con la presentazione ufficiale del Climate City Contract, la Capitale definisce il proprio Piano Clima — un programma che mette nero su bianco strategie, investimenti e impegni per ridurre drasticamente le emissioni e accelerare la transizione ecologica. Si tratta di un documento riconosciuto dalla Commissione europea. Al centro: 16 miliardi di investimenti, sette ambiti strategici d’azione e il coinvolgimento di 80 stakeholder tra istituzioni, imprese, enti di ricerca e società civile.

No agli attacchi al Green Deal: l’Europa ritrovi unità e missione comune per una crescita sostenibile

No agli attacchi al Green Deal: l’Europa ritrovi unità e missione comune per una crescita sostenibile

L’Europa non può permettersi passi indietro sulla transizione ecologica. A Roma, all’Europa Experience – David Sassoli, politica, istituzioni, imprese e società civile hanno rilanciato l’urgenza di rafforzare il Green Deal e di integrare la revisione della Direttiva Appalti con criteri vincolanti, sostenuti dalla proposta BESA – Buy European and Sustainable Act. Un appello forte all’unità europea, in un momento in cui si intrecciano tensioni geopolitiche e scelte industriali decisive, e un messaggio chiaro: la spesa pubblica può e deve diventare una leva per il clima, il lavoro e la competitività europea.