Il Rapporto 2025 segnala arretramenti su povertà, ecosistemi e governance. Il Green Public Procurement, con il 17% del PIL europeo in gioco, diventa una leva strategica. Ma senza competenze e capacità amministrativa la transizione rischia di restare incompiuta.
L’Italia non è in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. È quanto emerge dal Rapporto ASviS 2025, che fotografa un arretramento in sei Obiettivi su diciassette, tra cui povertà, agricoltura sostenibile, disuguaglianze, tutela degli ecosistemi, pace e qualità delle istituzioni.
In miglioramento solo economia circolare e uso efficiente delle risorse. Anche nell’Unione europea, nonostante l’avanzamento di energie rinnovabili, innovazione e riduzione delle emissioni, peggiorano biodiversità, disuguaglianze e cooperazione internazionale. A livello globale, solo il 18% dei target sarà raggiunto entro il 2030.
Il Rapporto sottolinea che la sostenibilità non può essere affidata a misure episodiche o logiche emergenziali. Deve entrare stabilmente nei bilanci pubblici, nelle politiche industriali, nella pianificazione territoriale e nella spesa pubblica. Ed è proprio questa, secondo ASviS, la leva più immediata e concreta: gli appalti pubblici.
Con oltre il 17% del PIL europeo legato alla domanda pubblica, il Green Public Procurement rappresenta uno strumento strategico per orientare il mercato verso innovazione, riduzione degli impatti ambientali e filiere responsabili. Ma perché gli appalti verdi funzionino davvero servono competenze, amministrazioni formate, criteri ambientali applicati con coerenza e investimenti nel capitale umano.
Senza capacità amministrativa, la transizione ecologica rischia di fermarsi a metà: le risorse del PNRR e le norme del Green Deal possono produrre effetti solo se accompagnate da professionalità tecniche, monitoraggio, condivisione di buone pratiche e cooperazione tra istituzioni, imprese, ricerca e società civile.
Cosa significa per chi lavora nella PA, nelle imprese e negli appalti pubblici
Il messaggio è chiaro: la transizione ecologica non dipende solo dalle leggi, ma dalla capacità di applicarle. Per chi lavora nella pubblica amministrazione, nelle imprese e nei settori collegati agli appalti, significa tre cose:
- Il GPP non è più una buona pratica, ma una responsabilità economica e politica. Con gli acquisti pubblici che pesano per oltre il 17% del PIL europeo, ogni gara può orientare il mercato verso soluzioni sostenibili o mantenerlo fermo al passato.
- Servono competenze. Conoscere CAM, DNSH, criteri ambientali e sociali, PEF, finanza sostenibile: senza formazione e capacità tecnica, la transizione resta sulla carta.
- La sostenibilità è collaborazione. Nessun ente o impresa può farcela da sola. ASviS lo dice chiaramente: reti, partenariati e scambio di soluzioni sono parte della strategia, non un dettaglio.
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